Talvolta ci lamentiamo dei venti e li consideriamo opprimenti e fastidiosi
nel gelare il collo, oppure caldi e gradevoli nell'accarezzare le guance. Se
poi riversano scrosci d'acqua, restituiamo contraccolpi di maledizioni
ataviche.
Fenomeni scontati e quasi ovvi quelli accompagnati dall'aria in movimento.
Il vento passa e offre analogie con ciò che è destinato a sparire. È di casa
affermare l'analogia tra la parola e il vento. Noi siamo solidi, con i piedi
nella salda terra. L'orizzonte è il riferimento che offre e indica il passaggio
del Sole e della Luna, e la forma dei luoghi dove noi stessi transitiamo.
In Italia dipendiamo dai venti di luoghi lontani. L'avvicendarsi del caldo
e del freddo, puntellato dai cicli stagionali, varia e assume connotati diversi
ogni anno per i venti che vengono dalle Azzorre e dal Sahara.
L'anticiclone delle Azzorre e l'alta pressione africana giocano
continuamente tra loro. Secco uno, umido l'altro. Appaiono in modo esclusivo,
oppure accoppiati.
![]() |
Immagine presa QUI |
Noi che disprezziamo l'aria e il veder le nuvole, dipendiamo da loro.
Eppure una loro variazione o capriccio condiziona il nostro modo di vivere, con
la pioggia o la siccità, o con l'umidità. Ritardano l'avvento della primavera,
anticipano l'estate. Si attardano con l'autunno. Le nostre scelte di vita,
dall'uscire o no, dall'idea del freddo e del caldo, del nostro umore, dipende
dalle imprevedibili loro incessanti evoluzioni.
I venti freddi dell'est come il Burjan sono costanti, precisi,
diretti come un treno, però abitano nella casa dell'inverno. E noi qui in
Italia abbiamo percezioni diverse. Nel Tirreno gli Appenini frenano i venti
dell'est e del freddo polare. Nella pianura padana l'anticiclone delle Azzorre
e l'alta pressione africana, come in Sicilia e in Sardegna, si attardano e
regalano cascate di umidità. Nella parte ionica questi due buontemponi
bisticciano con i soffioni del Medio oriente, oscillando tra siccità o gelo
come se ogni volta per noi fosse la prima.
Le stesse glaciazioni hanno avuto gioco facile quando i venti delle Azzorre
si sono impigriti nell'Atlantico e l'alta pressione africana, timida, è rimasta
nel Sahara. Ne traiamo i frutti e le spine, talvolta lo combattiamo. Ma è un
incontro truccato. Noi siamo anche fatti di vento, dentro il cuore e
nell'emissione della voce, e nel gioco tra timpano e tromba d'Eustachio.
E di tutti i dispiaceri e dolori, sentire il vento che accarezza o spintona
i rami, o che viaggia e appare tra i vicoli e i muri delle case, ci informa del
tempo, del nostro corpo che da lui è formato, e ci conduce nei luoghi ancora
nascosti al nostro sguardo.
Ci nutriamo di vento, siamo nel vento. Perché lui è un indicatore del
divenire e del tempo. Noi, uomini fatti di acqua e di polvere, nasciamo con il
vento.
Di Rainer Maria Rilke
Il risveglio del vento
Nel colmo della notte, a volte, accade
che si risvegli, come un bimbo, il vento.
Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia, guardingo, sino alla fontana;
poi si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case, intorno;
tutte le querce mute.
La poesia è presa QUI
E il vento è sempre bambino, nasce ogni volta. Poco educato all'inizio.
Vuole sempre giocare. Selvatico, irriverente, dispettoso, tremendo ogni tanto,
ma porta sempre innumerevoli doni da una parte all'altra del globo.
Per ascoltare Nella Pietra e nel Vento di Aldo Tagliapietra
premere QUI
Ricordo che il mio libro di
poesie con immagini "Sogni sospesi" lo puoi trovare QUI.
Nessun commento:
Posta un commento