lunedì 1 aprile 2013

@10 PoeticaMente: Spaesanti attrazioni


La paura della perdita talvolta scaturisce dalla dissoluzione delle cose e delle memorie. E ancora di più nell'incapacità di comprendere ciò che appare. L'assenza di una risposta e la fuga dei significati causano la paralisi. Nonostante tutto cerchiamo anche esteticamente di attribuire un significato che ci permetta di concepire un ventaglio di possibilità, per determinare uno spazio di esistenza nel futuro.

Abbiamo paura del moto delle acque e della terra, che aprono le porte al vortice e al gorgo. Fuggiamo da essi, ma l'occhio ne è attratto.

La stasi risulta dalla consapevolezza dell'inutilità della fuga e dall'attrazione verso il pericolo massimo, perché avvertiamo la suggestione di una nuova forma di esistenza e di conoscenza del mondo.

E allora che si provi a sedere nel ciglio delle coste a ridosso del mare evocato dai gorghi. Si veda lo specchio di quel fondale infinito che è il nostro timore. Due abissi che si incontrano vorticando nel centro dell'angoscia.
E impietriti, lasciamo avvicinare il vento artico che indugia sulle nostre spalle, contrastato dalla calda corrente dei Sargassi, crepitando colori argento del nord con i corrispettivi viola del sud, nel nostro fuscello d'esistenza.

E si acconsenta a trasfigurarsi nella vela dei venti e abbracciare tutte le gocce del possibile. Come un marinaio che cerca la rotta nell'occhio dell'uragano. Dell'uragano che è il suo stesso occhio.

 
“Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich (1774-1840) - Immagine presa QUI 


Per ascoltare Into The Sea di Sivert Hoyem premere QUI 




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