Vogliamo, in genere, un senso compiuto che offra stabilità e che
conferisca al divenire uno scopo che sia in linea con la causa, sebbene ciò che
appare si manifesta in modi che il nostro linguaggio lo appelli come
indefinito. La varietà e l'imprevedibilità costituiscono concetti che tentano
di imbrigliare ciò che non vediamo e non intendiamo.
Immaginiamo solitamente una ricetta, un credo e una formula che
sia da bastione all'infinito apparire e al timore della sua assenza.
Abbiamo un'angoscia sublime verso il divenire e un tremore paralizzante verso
il sospetto di cadere per sempre nel niente.
Tutto in regola, sia nel tempo, sia nella relazione che va dalla
genesi alla fine. Nascita e morte del soggetto e del verbo, dell'anima e del
corpo, invitano a considerarci in finte scissioni con una fede, agnostica,
scientifica, religiosa che ci ricomporrà in modo senziente oppure in un
indistinto apparire cui noi saremo senza dire e pensare e ricordare.
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Immagine presa da QUI |
E il silenzio dovuto al terrore, spinge la fantasia a elaborare
altri linguaggi che non siano così meccanici nel credere che da una causa
(genesi) si arrivi incontrovertibilmente all'effetto (dissoluzione). E vogliamo
altre parole, altre sequenze e suggestioni. Altre forme di patire che non siano
la razionalità della paura. Una follia che nel gioco, moltiplichi altre
strade del divenire, per ulteriori sponde dell'esistenza.
Vogliamo la follia che tradotta anche in due note, regali la fede
di moltiplicare differenti sonorità in un infinito comporre che renda sospeso
il silenzio del nulla.
Per ascoltare "La Follia" Di Arcangelo Corelli, premere QUI
Ricordo che il mio libro di poesie con immagini
"Sogni sospesi" lo puoi trovare
QUI.
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